Diodoro SiculoEracleMiti 1 36 Patrick Pinna 01/11/2024
Diodoro Siculo, storico greco del I secolo a.C., è una fonte fondamentale per le storie mitologiche legate ad Eracle e alle sue imprese. Nel suo Bibliotheca Historica, Diodoro narra le dodici fatiche dell’eroe, ampliando e approfondendo dettagli geografici e naturali delle sue avventure. Uno dei racconti più celebri è quello della creazione dello Stretto di Gibilterra, noto nell’antichità come le Colonne d’Ercole. Questa narrazione mitologica descrive come Eracle, durante il viaggio verso le terre di Gerione, abbia creato un passaggio tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico. Nel racconto, Diodoro non si limita a celebrare la straordinaria forza fisica dell’eroe, ma evidenzia anche le conseguenze ambientali e naturali dell’evento, compresa la questione dei “mostri marini” che iniziarono a popolare il Mediterraneo proprio a causa di questa impresa.
L’apertura dello stretto di Gibilterra è inserita da Diodoro nel contesto della decima fatica di Eracle. Euristeo, il re che aveva imposto le dodici fatiche all’eroe, ordinò ad Eracle di recarsi nei confini più occidentali del mondo conosciuto per sottrarre il bestiame di Gerione, un mostro dalla figura complessa e minacciosa. Gerione, infatti, è descritto come una creatura con tre corpi e tre teste, un essere mostruoso e formidabile che regnava nell’odierna penisola iberica.
Durante il lungo e pericoloso viaggio verso l’Iberia, Eracle si trovò ad affrontare vari ostacoli naturali. Una delle principali sfide era una catena montuosa che separava le acque del Mediterraneo dall’oceano, rendendo difficile l’accesso diretto all’Atlantico. Questa barriera rappresentava un limite geografico naturale che per gli antichi segnava la fine del mondo conosciuto e l’inizio di terre inesplorate.
Diodoro racconta che Eracle, anziché aggirare la catena montuosa, decise di usare la sua forza sovrumana per creare un passaggio diretto tra le due masse d’acqua. Con un’impresa titanica, separò le montagne Calpe e Abila, situate rispettivamente in Spagna (l’attuale Gibilterra) e in Marocco (il Monte Hacho). Questa apertura divenne l’accesso che oggi conosciamo come Stretto di Gibilterra, e il Mediterraneo fu finalmente collegato con l’Oceano Atlantico. Questa impresa segnò un punto di svolta nella geografia dell’antichità, aprendo nuove rotte e possibilità per i viaggi marittimi tra Oriente e Occidente.
Con la creazione dello stretto, Eracle non aprì solo un passaggio per le acque, ma cambiò anche il delicato equilibrio dell’ecosistema mediterraneo. Secondo Diodoro, la separazione dei monti Calpe e Abila fece sì che l’Oceano Atlantico potesse riversarsi nel Mediterraneo, introducendo nuove creature marine nel bacino chiuso. Queste creature includevano non solo pesci e altre specie animali inedite per gli abitanti del Mediterraneo, ma anche i famosi “mostri marini”.
Prima dell’apertura dello stretto, il Mediterraneo era considerato un mare sicuro e protetto rispetto alle acque turbolente e misteriose dell’Oceano Atlantico, descritto spesso dagli antichi come un luogo popolato da creature gigantesche e terribili. I “mostri marini” evocati da Diodoro non sono descritti in dettaglio, ma l’immaginario greco li rappresentava come animali spaventosi e di dimensioni smisurate, capaci di minacciare anche le imbarcazioni più grandi.
L’introduzione di questi “mostri” nel Mediterraneo fu un evento traumatico e portò a un cambiamento epocale nella percezione del mare: quello che era considerato un luogo relativamente sicuro divenne improvvisamente più pericoloso e imprevedibile, dando origine a miti e leggende di creature marine terrificanti. Questi mostri erano il simbolo della paura per l’ignoto, e il Mediterraneo divenne ora un mare esposto alle influenze di un oceano vasto e sconosciuto, con cui gli antichi avevano poco o nulla a che fare.
Una volta attraversato il passaggio appena creato, Eracle raggiunse le terre di Gerione. Qui, incontrò i guardiani del bestiame: il feroce cane Ortro, un animale mostruoso a due teste, e il pastore Eurizione, anch’esso temuto per la sua forza e fedeltà a Gerione. Con una prova di forza e abilità, Eracle riuscì a sconfiggere Ortro e a neutralizzare Eurizione, ottenendo l’accesso al bestiame di Gerione.
Tuttavia, la sua missione non era ancora compiuta. Gerione, avvertito dell’intrusione di Eracle, si preparò a difendere il proprio bestiame in una battaglia che divenne leggendaria. Secondo Diodoro, lo scontro tra Eracle e Gerione fu straordinariamente intenso e rischioso, ma grazie al suo coraggio e alla sua forza sovrumana, l’eroe riuscì a prevalere, completando così la decima fatica e assicurandosi il bestiame che Euristeo gli aveva richiesto.
Dopo aver completato la sua impresa, Eracle iniziò il viaggio di ritorno verso Tirinto con il bestiame di Gerione. Attraversando nuovamente il passaggio che aveva creato tra Calpe e Abila, Eracle consolidò l’apertura dello Stretto di Gibilterra come una rotta essenziale per collegare l’Oriente con l’Occidente. Da quel momento, le Colonne d’Ercole divennero un simbolo dei confini del mondo conosciuto, e per molti marinai rappresentavano il limite massimo oltre cui solo i più audaci avrebbero osato avventurarsi.
Con l’apertura dello Stretto, il Mediterraneo si trovò esposto non solo alle specie marine dell’Atlantico, ma anche a nuove rotte di navigazione, creando un legame che avrebbe influenzato la cultura e la geografia della regione per secoli. Diodoro spiega che, in seguito all’impresa di Eracle, le Colonne d’Ercole vennero considerate come un simbolo dei limiti estremi della Terra. I due promontori, Calpe e Abila, segnano il confine tra il mondo civilizzato e le terre inesplorate, divenendo un luogo di riferimento per navigatori e avventurieri.
L’arrivo dei “mostri marini” e di creature mai viste prima nel Mediterraneo influenzò profondamente l’immaginario mitologico dell’epoca, arricchendo le leggende locali di storie di creature gigantesche e di pericoli nascosti nelle profondità del mare. Questi racconti si diffusero lungo tutte le coste mediterranee, alimentando la paura dell’ignoto e la meraviglia per un mondo che ora appariva più vasto e misterioso.
La storia di Eracle e la creazione dello Stretto di Gibilterra, così come narrata da Diodoro Siculo, rappresenta un perfetto esempio di come mito e geografia si intrecciassero nel pensiero antico. La creazione delle Colonne d’Ercole, che permise alle acque dell’Atlantico di mescolarsi con quelle del Mediterraneo, non solo cambiò la geografia della regione, ma portò anche a un nuovo equilibrio ecologico. L’arrivo dei “mostri marini” e delle creature dell’oceano nel Mediterraneo segnò un cambiamento radicale, trasformando un mare chiuso e relativamente sicuro in un ambiente esposto a nuove minacce e meraviglie.
Il racconto di Diodoro non si limita a celebrare la forza e il coraggio di Eracle, ma esplora le conseguenze simboliche e naturali di un evento che incarna la potenza e il fascino della mitologia greca.
La Creazione dello Stretto di Gibilterra | Eracle e i Mostri Marini
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